La liturgia della Parola inizia con prima la lettura e termina con la preghiera universale. È organizzata secondo tempi di ascolto (letture e omelie) e tempi di risposta (professione di fede e preghiera universale). La proclamazione liturgica della Parola di Dio consiste nel far sì che l’annuncio e la predicazione, divenuti Scrittura (testi sacri), ridiventino Parola, ossia annuncio di salvezza, predicazione di Dio Amore e di Cristo Salvatore. Nella proclamazione la Parola di Dio prende voce umana per dare vita a una nuova “creazione” nell’esistenza dei credenti. La lettura del Vangelo costituisce il culmine della stessa liturgia della Parola; all’ascolto del Vangelo l’assemblea viene preparata dalle altre letture, proclamate nel loro ordine tradizionale, prima cioè quelle dell’Antico Testamento (Prima lettura e Salmo) e poi quelle del Nuovo (Seconda lettura e Vangelo). La tradizione liturgica ha affidato il compito di proclamare le letture bibliche nella celebrazione della Messa a determinati ministri: ai lettori e al diacono. In mancanza del diacono o di un altro sacerdote, legga il Vangelo lo stesso sacerdote celebrante; se poi manca anche il lettore, legge lui stesso tutte le letture. L’assemblea liturgica non può fare a meno dei lettori, anche se non istituiti per questo compito specifico. Se ci sono più lettori e si devono proclamare più letture, è bene distribuirle fra i vari lettori. Compito ministeriale del lettore è innanzitutto la proclamazione della parola di Dio nell’assemblea liturgica. È questa la sua funzione originaria e originale, che esige particolari capacità e accorgimenti anche tecnici, ma soprattutto la consapevolezza gioiosa di essere il porta parola, il “profeta” di cui Dio si serve per suscitare, risvegliare e far vibrare la fede di quanti ascoltano. Il lettore deve «proclamare» la Parola di Dio, cioè farla udire con forza e chiarezza al Suo Popolo. Questo, perché lo scopo cui egli mira non consiste nell’informare, piuttosto nel rendere possibile la “conversione del cuore” attraverso un annuncio che deve essere una vera rivelazione personale e sconvolgente. Proclamare, infatti, non equivale solo a ben leggere, ma a rendere pubblico, acclamare, confessare e rivelare. Per questo colui che proclama deve impegnarsi per farsi udire da tutti, anche usando ogni accorgimento personale e tecnico. Proclamando si acclama e si venera la Parola di Dio, se ne dichiara pubblicamente il valore e l’importanza, si confessa la propria fede in colui da cui si è inviati. Di conseguenza la proclamazione agisce sugli uditori perché entrino nell’atteggiamento di fede, con la coscienza di trovarsi di fronte all’Autore del messaggio (e non semplicemente al suo “strumento umano”). Quale ministro della Parola di Dio, il lettore, perciò, dovrà lasciarsi dominare dalla Parola che proclama, sentendosene in pari tempo il banditore, il tramite, il canale, il servo docile, il discepolo attento. Riferendosi alla lettura biblica pubblica, il teologo luterano tedesco D. Bonhëffer scrive qualcosa che si può facilmente applicare anche al servizio dei lettori: «Ci si accorgerà presto che non è facile leggere la Bibbia agli altri. Più l’atteggiamento interno verso il testo sarà spoglio, umile, obiettivo, più la lettura sarà adeguata… Una regola da osservare per leggere bene un testo biblico è di non identificarsi mai con l’io che vi è espresso. Non sono io ad irritarmi, a consolare, ad esortare, ma Dio. Certo, non si deve leggere il testo con tono monotono e indifferente; al contrario, lo leggerò sentendomi io stesso interiormente impegnato e interpellato. Ma tutta la differenza fra una buona e una cattiva lettura apparirà quando, invece di prendere il posto di Dio, io accetterò semplicemente di servirlo. Altrimenti rischio … di attirare l’attenzione dell’uditore sulla mia persona e non sulla parola: è il vizio che minaccia ogni lettura della bibbia».
ALCUNE INDICAZIONI PRATICHE
– La proclamazione liturgica esclude letture teatrali, frettolose, sfilacciate e superficiali. Leggere senza fretta lascia il tempo alle parole non soltanto di essere pronunciate, ma soprattutto di essere capite; anche per questo, è fondamentale che il lettore si sia preparato precedentemente. Il lettore dovrà leggere con chiarezza, pronunciando con decisione e distintamente le parole. Molto spesso capita di spegnere la voce alla fine della frase, “mangiandosi” le ultime sillabe. È perciò importante mantenere ritmo e tono regolare durante tutta la lettura.
– Il lettore prepari la proclamazione della Parola di Dio almeno leggendo la lettura prima della Messa.
– Controllare che tutto sia al suo posto prima dell’inizio della celebrazione.
– Non è opportuno che il lettore lasci il suo posto prima che sia terminata l’azione liturgica precedente: mentre il celebrante conclude la preghiera della “Colletta”, non è bene che i lettori si rechino verso l’ambone, quasi fossero estranei all’Amen finale della colletta.
– Sia quando ci si reca all’ambone, sia quando si ritorna tra i banchi, fare sempre un inchino (non genuflessione) verso la mensa, segno della presenza di Cristo.
– Le letture devono essere lette dal Lezionario posto sull’Ambone, luogo deputato ad essere la mensa della Parola di Dio, evitando l’uso di foglietti.
– Prima di iniziare la proclamazione, regolare la posizione del microfono perché questo sia in prossimità della bocca, evitando di stare chinati sul libro, e attendere che l’assemblea sia seduta in atteggiamento di ascolto.
– Non si devono leggere le note scritte in rosso o in grassetto (esempio: “Prima Lettura”, “Salmo Responsoriale”, …).
– Dopo aver proclamato il “titolo” del brano (es.: “Dagli Atti degli Apostoli”), si farà una breve pausa.
– Al termine della lettura, bisogna far risaltare la frase “Parola di Dio”, facendola precedere da una breve pausa.
– Terminata la lettura, prima di allontanarsi, si deve attendere la risposta dell’assemblea (“Rendiamo grazie a Dio”) e non scappare subito via.
– Finita la Prima lettura, si aspetta qualche istante per staccarla dal Salmo Responsoriale. Poi si inizia, senza dire: “Salmo Responsoriale…, ripetiamo assieme…”, ma leggendo direttamente il ritornello che si intercala alle strofe del salmo. – Se durante la proclamazione del salmo ci si accorge che l’assemblea non ricorda bene il ritornello, lo si ripete a mezza voce assieme al popolo, guidandolo senza sovrastarlo.
– Finita la seconda lettura, il lettore va al posto se si canta l’alleluia e il versetto, legge il versetto se invece viene cantato solo l’alleluia. Per sapere come agire e non trovarsi in balia di sguardi incerti e imbarazzati, è bene che il lettore si informi prima della messa sulle modalità con cui si svolgerà l’acclamazione al Vangelo.